Vaslav Nijinsky, leggenda della danza

Nato a Kiev il 12 marzo 1890, durante una tournée dei genitori di origine polacca, anch’essi ballerini, è definito con una iperbole che rispecchia la sua vita :“il genio della danza”.Entrò alla Scuola Imperiale di Pietroburgo nel 1900. Di carattere taciturno e introverso, poco amato dai giovani compagni, benché non possedesse un corpo armonioso, manifestò grandi qualità artistiche intuite subito dal suo maestro Nikolaj Legat. Nel marzo del 1905 fece il suo debutto in uno spettacolo di allievi nella parte di un fauno in Aci e Galatea.Fin da quel momento venne lodato per la sua straordinaria leggerezza e la sua prodigiosa elevazione.L’una e l’altra destinate a diventare leggendarie.Gli venne offerta dal Teatro Mariinsky una scrittura con due anni di anticipo sul congedo dalla scuola ma debuttò come danzatore professionista soltanto nel 1908 nel corso di una rappresentazione del Don Giovanni di Mozart, anche se in precedenza aveva già affrontato il ruolo dello schiavo nel Padiglione di Armida accanto ad Anna Pavlova.Era già una celebrità in Russia, quando Sergej Djagilev lo volle nella prima stagione dei Ballets Russes.E anche a Parigi, il giovane danzatore dai tratti mongoli, dai muscoli troppo grossi e dai piedi troppo piccoli, stupì oltre che per la strabiliante elevazione, per le sue straordinarie doti espressive. Doti rifulgenti tanto in Carnaval, dove era un Arlecchino guizzante e modernissimo, quanto in Shéhérazade.Licenziato in tutta fretta dal Teatro Mariinsky, Nijinsky diventò in breve tempo l’idolo del pubblico occidentale consolidando la sua fama nel 1911 con altri due capolavori creati da Mikhail Fokine: Le spectre de la rose (rimase celeberrimo il “grand jeté” con cui scavalcando una finestra entrava in palcoscenico) e Petruška, capolavoro di tecnica e di sensibilità interpretativa.In seguito le teorie ritmiche di Jacques Dalcroze incisero profondamente nel suo immaginario artistico.Docile alle suggestioni di Sergej Djagilev che su di lui aveva una profonda influenza anche culturale, creò L’après-midi d’un faune (dicembre 1912) lavoro che, dopo lo stupore anzi lo scandalo iniziale, s’impose sul pubblico.Di lì a poco assunse il ruolo che aveva Mikhail Fokine nei Ballets Russes. Impegno che Nijinsky assolse con non poca fatica, anche perché il suo lavoro di creazione procedeva sempre in modo molto lento e aveva grosse difficoltà di comunicazione con i suoi colleghi ballerini.Il 1913 fu l’anno di due creazioni molto originali anche se diverse fra loro: Jeux e Le sacre du Printemps, balletto che andò incontro, la sera del 29 maggio, ad un clamoroso dissenso.Non piacque la musica di Stravinsky e la sua grammatica gestuale venne definita “osé”.Gli stessi danzatori poi, da tempo non approvavano le arbitrarietà da lui create in seno alla danza accademica (spreco di “en dedans”, flessioni immotivate, ecc.). Ma era proprio il rifiuto di un vocabolario prestabilito che determinò il suo grande merito di proiettare il teatro di danza in una metamorfosi già radicalmente moderna.Nel frattempo il matrimonio con Romola De Pulszky, avvenuto nel corso di una tournée in Sudamerica, provocò la rottura con Djagilev. Rottura alla quale seguì una vita randagia e problematica che sfocerà in quelle crisi depressive che lo porteranno alla follia.La sua straordinaria personalità ebbe modo tuttavia di esprimersi ancora una volta al momento della creazione di Till Eulenspiegel nel 1916 a New York. Così come rifulse il 26 settembre del 1917 quando per l’ultima volta apparve in scena ancora ne Le spectre de la rose e in Petruška.Ritornato in Europa, si stabilì in Svizzera dove, a Saint Moritz, scrisse il suo Diario (1818-1819), impressionante testimonianza del suo calvario fisico e morale. Diario che la moglie dette alle stampe nel 1936 quattordici anni prima della morte del grandissimo artista – avvenuta a Londra l’8 aprile 1950 – dimenticato ormai da quasi tutti coloro che avevano brillato accanto a lui nella felicissima stagione dei Ballets Russes.Artista dal talento fuori dal comune, dal virtuosismo straordinario, dotato di una forza drammatica istintiva e potente, è considerato uno dei più grandi artisti della storia del balletto.Elisabetta Testa

No Comments

Rispondi