Teatro Sannazzaro di Napoli: Le Danze Pandemiche

Se è vero (come è vero) che l’arte è un linguaggio inclusivo con la capacità di trasmettere emozioni, è pur vero che non esiste un unico linguaggio artistico e neppure un solo codice di interpretazione.

Libertà a tutta birra, dunque, sia nel creare che nel ricevere – seduti tra il pubblico – un qualunque messaggio.

Nelle Danze Pandemiche di Gabriella Stazio, in scena al Teatro Sannazzaro di Napoli nell’ambito del Campania Teatro Festival 2021, ironia e pensieri profondi sono uniti in una creatività soggettiva, elemento che più di ogni altro è fortemente personale e, dunque, caratterizza l’artista. Presenza costante e determinata, combattiva ed entusiasta, sempre in movimento alla ricerca di nuovi spazi e nuovi confini da conquistare, la Stazio ha certamente un ruolo importante nello sviluppo, nella promozione e nella divulgazione dell’arte della danza contemporanea, soprattutto per quanto riguarda i giovani, a cui ha dato e continua a dare innumerevoli possibilità di studio-esperienza-lavoro.

Il momento storico che stiamo vivendo non è certo facile e non poteva non influenzare anche il mondo della danza. Partendo dalla necessità di un distanziamento obbligato, è nata l’esigenza di nuovi approcci alla creazione coreografica. E il mondo della danza contemporanea, che più di ogni altro si adatta alla realtà circostante, fa da specchio alle nuove tendenze sottolineandone le alienazioni, le ossessioni, le evidenze innegabili. Forse, un domani, come sottolinea Gabriella Stazio – da oltre quarant’anni alle prese con l’arte della coreografia – “nei libri di storia rimarrà traccia delle danze pandemiche, create in un periodo storico che stiamo ancora vivendo”.

Tre i titoli in scena, sapientemente collegati fra loro in modo da creare un’unica lunga coreografia, seppure con momenti ben distinti.

“Polvere: minutissime particelle incoerenti” vede al centro della scena la presenza scanzonata – e impeccabile – di Sonia di Gennaro, danzatrice storica della Compagnia Movimento Danza, versatile, carismatica, con una luce sempre viva dentro di sé. In grembiule e pantofole, imprigionata tra le pareti domestiche, dà ampio sfogo alla fantasia infiltrandosi, come la polvere, in ogni dove su una colonna sonora di vecchi successi che ha sempre il suo effetto nel pozzo della memoria.

Altra storia per “Il paradosso di Lulù” – protagonista di esperienza consolidata, Emanuela Tagliavia – impegnata con un tema profondo, quello del corpo, inteso come luogo di contraddizioni tra il vissuto quotidiano e quello straordinario. Il corpo ci accompagna per tutta la vita, ci contiene, ci supporta, si ribella, ci accoglie e ha ragione Marc Bloch quando dice: “È necessario restituire un corpo alla storia. E dare una storia al corpo.”

Gran finale con “Pandemik Mambo”, accanto a Sonia di Gennaro anche Michele Simonetti, altra presenza costante nella Compagnia Movimento Danza, che invade la scena con la sua presenza possente e vigorosa. L’idea è nata dall’incontro con due ragazzi in un museo di Berlino, che, per mantenere il distanziamento, indossavano ciascuno di loro un salvagente colorato. Da qui parte una coreografia allegra e molto fluida, in una sorta di gioco sottile e divertente.

Oltre all’intervento di Francesca Gifuni e Martina Galardo – necessaria per creare un trait d’union che fonde il trittico – hanno contribuito alla riuscita dello spettacolo le musiche originali e sound design di Francesco Giangrande, le luci di Alessandro Messina, sotto la guida esperta di Gabriella Stazio.

Elisabetta Testa

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