22 Giu Teatro San Carlo, "Romeo e Giulietta" non incanta.
Inutile girarci intorno. Molti elementi dello spettacolo più atteso della stagione, Romeo e Giulietta, non hanno funzionato spezzando l’incanto della più bella storia d’amore di tutti i tempi scritta tra il 1594 e il 1596 da William Shakespeare. Nell’anno delle celebrazioni per ricordare i 400 anni dalla morte del drammaturgo inglese, a dir poco geniale, la scelta del titolo è quasi scontata vista l’universalità della vicenda. Trasposta in balletto dai più celebri coreografi a partire dalle meravigliose (e rimpiante) versioni di John Cranko (1958) e Kenneth MacMillan (1965), in musica la vicenda appassionata dei due giovani amanti – quattordici anni lei, sedici lui – ha ispirato numerosi compositori da Pëtr Il’ič Čajkovskij a Vincenzo Bellini a Charles Gounod fino a quella più celebre per il balletto creata da Sergej Prokof’ev, diretta dal maestro Aleksej Bogorad (e tagliata qua e là).La versione di Romeo e Giulietta messa in scena al Teatro San Carlo è quella di Mikhail Lavrovskij, ripresa dall’originale del padre Leonid Lavrovskij, del 1940. L’improbabile disegno luci affidato a Il’dar Bederdinov non ha valorizzato l’azione scenica che tra drappi bianchi, tende varie e continui siparietti hanno interrotto l’evoluzione della vicenda frammentandola in tanti segmenti privi di pathos.La coreografia, poco scorrevole, a tratti statica e tecnicamente impervia (per non dire scomoda, inusuale) ha pesato non poco perfino nei passi a due dei protagonisti, con lift ai limiti delle possibilità e inutili passaggi complicati laddove la musica (e la forza dell’amore) richiedevano e sottolineavano ariosità, continuità. Più di una tarantella con tanto di tamburelli, eseguite peraltro con impegno e precisione dal corpo di ballo del Teatro San Carlo guidato dal maître de ballet Lienz Chang, ha lasciato forti dubbi sull’identità della città in questione. Napoli? Verona?La generica dicitura scritta sul programma “allestimento della Fondazione Teatro dell’Opera di Roma” non ci fa sapere chi abbia creato i costumi, poco rappresentativi delle due famiglie acerrime nemiche, quella dei Montecchi e quella dei Capuleti.Avvincenti le esecuzioni dei duelli rinforzate da una musica incalzante e sempre di effetto la danza dei cavalieri che suggella tutta la maestosità e la bellezza della danza.Indubbiamente bravi i due protagonisti, Olesya Novikova e Leonid Sarafanov (nella foto di Luciano Romano), una coppia nella vita prima che nell’arte.Alta, gambe lunghe e sinuose Olesya Novikova ha una tecnica limpida, impreziosita da una forte sicurezza scenica mentre Leonid Sarafanov sfoggia salti imponenti e giri guizzanti e soprattutto una grande forza fisica per sostenere le difficili e consecutive prese richieste dalla coreografia.Incisivo e di forte presenza scenica Edmondo Tucci, primo ballerino del Teatro San Carlo, nel ruolo di Tebaldo. Carlo De Martino, nei panni di Mercuzio ha saputo ben rappresentare lo spirito libero, sprezzante, imprevedibile dell’amico di Romeo, perfettamente a suo agio tra salti, batterie veloci e sorrisi beffardi; accanto a lui Salvatore Manzo nel ruolo di Benvolio, con linee mozzafiato e giri da compasso. Stanislao Capissi ha sostenuto lo “scomodo” ruolo di Paride con distacco e riservatezza, come da copione, mentre Lady e Lord Capuleti sono stati interpretati con lunga e significativa esperienza da Alessandra Veronetti e Fabio Gison, (rispettivamente prima ballerina e solista del lirico napoletano). Nel secondo cast, in scena il 22-25-28 giugno) alla coppia russa si alterneranno Anbeta Toromani e Alessandro Macario.“Questa mattina ci reca una buia pace, e il sole, in segno di lutto, non si affaccerà. Alcuni saranno perdonati, altri puniti. Mai una storia è stata di tanto dolore quanto questa di Giulietta e del suo Romeo”.Dall’odio può nascere l’amore.Elisabetta Testa
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