Teatro San Carlo: “Grand Pas Classique” inaugura la nuova stagione di danza

Breve ma intensa. La serata in scena al Teatro San Carlo – in sostituzione della coreografia di Mauro Bigonzetti Rossini Cards prevista in cartellone come primo titolo della nuova stagione – ha riunito tre dei balletti di repertorio tra i più significativi: Paquita, Grand Pas Classique (di Auber) e Raymonda, con l’aggiunta di Čajkovsij Classique, nuova creazione di Giuseppe Picone, che tra mille difficoltà prosegue il suo cammino di direttore della compagnia con entusiasmo, determinazione e grandissimo impegno. Premiato di recente alla seconda edizione dell’International Dance Award, a Roma, Picone ha ricevuto il prestigioso riconoscimento per la sua coreografia di Cenerentola di Prokof’ev che ha ottenuto un grande successo anche nella recente tournée del Teatro San Carlo in Cina. Già orfani del Festival Autunno Danza, che non ha raggiunto le dieci edizioni nel corso degli anni, Grand Pas Classique con soli due spettacoli (e musica registrata) inaugura la nuova stagione di danza che proseguirà con: Lo Schiaccianoci, Il lago dei cigni, Pulcinella e Sogno di una notte di mezza estate.

Il Pas de trois di Paquita – una delle più pregevoli testimonianze del genio di Marius Petipa, balletto splendente con elementi di demi-caractère in uno stile spagnoleggiante che si fonde perfettamente con la tecnica classica accademica dalle linee purissime – ha confermato ancora una volta la tecnica sfavillante di Carlo de Martino, sempre a suo agio in scena tra salti, giri e batterie veloci eseguiti con assoluta padronanza.

Čajkovskij Classique, prima assoluta per il Teatro San Carlo, è una creazione dell’étoile-coreografo-direttore Giuseppe Picone, dedicato a George Balanchine, autore di autentici capolavori, basti pensare a Concerto Barocco. “Sono un fan sfegatato di George Balanchine”, racconta Picone con gli occhi che luccicano, durante la sua lunga carriera in giro per il mondo ha interpretato un gran numero di balletti di Mister B. ‘l’architetto della danza’. Sulle note travolgenti del terzo movimento della Sinfonia n.6 di Čajkovskij, tre uomini e due donne ricreano l’atmosfera balanchiniana, elegante e raffinata, con un fuoco di fila di virtuosismi tra movimenti a canone e sincronia perfetta. A sorpresa, il ruolo di Giuseppe Picone è stato interpretato da Danilo Notaro, ottimo elemento della compagnia, che sempre di più sta conquistando un suo spazio. Dotato di belle linee e di una tecnica forte e sicura ha una grande naturalezza che rende la sua danza molto godibile. Accanto a lei spicca per stile, eleganza, bravura, espressività ed esperienza scenica Sara Sancamillo, sempre al di sopra delle aspettative. La coreografia di Picone è ben articolata e alterna momenti di insieme, a duetti, assoli, fino al gran finale, con qualche piccola sbavatura nell’esecuzione.

A concludere il primo atto della serata Grand Pas Classique di Daniel Auber, coreografia creata nel 1949 da Victor Gsovsky con una lunga storia che parte da molto lontano, uno dei passi a due più impervi in assoluto. A ben rappresentarlo, due giovani quanto bravi e talentuosi ballerini: Claudia D’Antonio – sicura, precisa, elegante – e Salvatore Manzo (insieme nella foto di Luciano Romano), dotato di linee meravigliose con giri da compasso ed una coinvolgente forza danzante che arriva direttamente dal cuore. Una prova difficile, al di là della tecnica incide molto anche l’affinità della coppia in alcuni passaggi da eseguire con assoluta sincronia, superata brillantemente e sottolineata dai fragorosi applausi ricevuti.

L’atmosfera ungherese di Raymonda, l’ultimo grande titolo firmato da Marius Petipa, ha riempito la scena (con un fondale, in verità, non del tutto appropriato). Andato in scena al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, il 7 gennaio 1898 con Pierina Legnani, una delle stelle del balletto di fine Ottocento, Raymonda ha affascinato, tra i tanti coreografi, anche George Balanchine che della partitura di Aleksandr Glazunov ha detto “contiene pagine fra le più belle che si siano mai sentite”. Il Grand Pas Hongrois, formato da otto coppie (sei nella versione in scena al San Carlo) più quella dei protagonisti, è un gioiello prezioso in cui tecnica e stile si fondono perfettamente. Alessandro Staiano e Annachiara Amirante, nei ruoli primari, hanno dato una bella prova della loro esperienza e sicurezza scenica, che va dalla presenza alla qualità tecnica.

Elisabetta Testa

 

 

No Comments

Rispondi