Scuola di Ballo del Teatro San Carlo: changement!

Il 21 ottobre del 2015 si è insediato alla direzione della Scuola di Ballo del Teatro San Carlo, succedendo ad Anna Razzi che l’aveva guidata con dedizione e determinazione per venticinque lunghissimi anni.

Anni in cui gli allievi studiavano la tecnica della danza classica, repertorio, passo a due, danze di carattere, contemporaneo e sono andate in scena un gran numero di produzioni dedicate agli spettacoli per le scuole che affollavano letteralmente il teatro più bello del mondo. Come sempre, si sarebbe potuto fare di più –  è nella natura delle cose – ma è stata una direzione pulita, impegnata a crescere talenti. Lo dimostra il fatto che i migliori tra loro sono diventati oggi le nostre stelle, realizzando – a torto o a ragione per chi li guarda – i loro sogni.

La direzione di Stéphane Fournial, che proseguirà fino al primo settembre 2024, è stata un caos totale.

Puntando solo sulla danza classica, approssimativa e confusa nell’esecuzione, senza una metodologia strutturata dal primo all’ultimo corso corrispondente allo sviluppo psico-fisico (abbiamo visto ragazzine di dodici/tredici anni interpretare l’assolo della Morte del cigno, abbiamo visto ragazzi del settimo corso apprendere di essersi diplomati direttamente in scena al termine dello spettacolo, abbiamo visto e sentito cose irripetibili), con classi pollaio: dal quarto all’ottavo corso tutti insieme (s/passionatamente) per mancanza di maestri, e altro ancora. Gli allievi che hanno capito che qualcosa non andava sono andati via e ora studiano nelle migliori scuole europee. Il nostro amato teatro ha perso molto, in termini di materiale umano e non solo. Ci sono cose molto più importanti del guadagno, che per molto tempo è parso essere l’unico obiettivo da raggiungere: la dignità, la serietà, la stima, l’onestà, il rispetto.

Nel nulla formativo che si è radicato in tutti questi anni, nessuno ha fatto niente.

Sovrintendere, nel vocabolario Treccani significa: “avere la funzione, e quindi la RESPONSABILITA’, di vigilare sul regolare svolgimento di determinati lavori e attività, di curare la conservazione di beni di interesse pubblico”. Dunque il Sovrintendente dov’era?

Nella nota stampa diramata in un tranquillo venerdì sera scorso c’è scritto che il Sovrintendente Stéphane Lissner desidera ringraziare il direttore Stéphane Fournial per il lavoro svolto in questi anni che:” ha permesso una crescita e una valorizzazione importante della nostra storica scuola”.

Vorrei precisare col cuore in mano che non c’è stata alcuna crescita, né artistica, né tecnica, né numerica (la scuola oggi ha circa una settantina di elementi, in passato ha sfiorato i centocinquanta) e che non c’è stata alcuna valorizzazione. Dunque l’unica cosa vera è che la scuola abbia un valore storico. Ma sono le persone a dare valore alle cose, e questo processo deriva da una forte responsabilità ed impegno, al momento completamente disattesi.

Sono solo una persona che ama la verità. Il sudore degli allievi, la loro fatica, i sacrifici che compiono ogni giorno insieme ai loro genitori che li accompagnano tra mille difficoltà, economiche/ di tempo/ logistiche e quant’altro merita molto rispetto. Meritano rispetto i sogni di giovani ballerini che intraprendono l’impervia e nobile arte della danza classica. Noi adulti dobbiamo rispetto ai più giovani perché loro si fidano di noi, mettendo nelle nostre mani il loro destino.

Non è poi neanche tanto normale che un direttore della Compagnia di Ballo (in questo caso Clotilde Vayer) debba accollarsi anche la direzione della Scuola di Ballo, può essere un passaggio naturale ed immediato ma dovrebbe essere temporaneo. Ci sono tante cose da fare, da seguire, da costruire e immagino che ci siano altri maestri prestigiosi che possano dirigere la Scuola di Ballo più antica d’Italia con serietà, esperienza, dedizione. amore.

Sogno un paese serio, che rispetti l’impegno e la professionalità. Sogno un Sovrintendente che conosca la danza tanto da poter intervenire subito se qualcosa non funziona come dovrebbe, sogno che l’impegno messo in qualunque cosa possa generare impegno e qualità.

Con rispetto,

Elisabetta Testa

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