Sabrina Saturno, "il danzatore deve essere curioso"

Capelli lunghissimi, occhi scintillanti, una grande capacità comunicativa. Vivace e arguta, Sabrina Saturno – danzatrice, docente e coreografa – ha scritto due libri ed è l’unica in tutta in Italia ad aver dedicato una poesia a Pina Bausch, premiata più volte.Mi racconta la sua storia dall’inizio?Sono nata e cresciuta a Salerno fino a diciannove anni, la mia è una normalissima famiglia – di cui sono l’unica artista – che fa sacrifici per portare avanti gli obiettivi dei figli. Ora ho ventisei anni e da qualche tempo mi sono trasferita a Milano.Com’è entrata la danza nella sua vita?A undici anni ho cominciato a studiare danza classica in una scuola privata della mia città ma ho capito molto presto che volevo diventare un’insegnante. Ho frequentato l’università (Lingue e letterature straniere) e anche lì il mio obiettivo era l’insegnamento perché mi piace molto trasmettere la mia conoscenza a persone che ancora non hanno visto o appreso determinate cose.Partendo dalla danza classica la mia attenzione si è spostata poi su quella contemporanea.Che cosa è stato difficile nel suo percorso?Farmi spazio in un contesto in cui ci sono poche possibilità, soprattutto al sud Italia. Ed è per questo che ho fatto una scelta qualitativa cercando di focalizzarmi sia nello studio- frequentando insegnanti con molta esperienza alle spalle – che nel lavoro. Ho delle scuole di danza di riferimento, in particolare a Milano, e poi faccio degli stages un po’ ovunque, ovviamente senza mettere da parte la formazione, perché credo che continuare a studiare sia importante. Il bagaglio culturale personale deve essere ogni volta aggiornato, solo cosi puoi donarlo ai tuoi allievi.Che cosa è difficile insegnare oggi ai ragazzi?L’educazione, la disciplina, il sacrificio. Il tempo. Non si può avere tutto e subito, nella danza non funziona così. E’ importante guardarsi allo specchio e sapere dove si vuole andare. La danza ha dei canoni fisici, tecnici, estetici e bisogna rispettarli. Dico sempre ai miei allievi che se si vuole intraprendere la carriera professionale bisogna studiare con maestri bravi, che ti facciano seguire un percorso di qualità. Prima di affrontare lo studio del contemporaneo è necessario avere una base classica. Se vai a fare un’audizione di teatro danza, in Germania, il primo step è la lezione di danza classica,da noi c’è molta confusione in merito. Io insegno tecnica Release e un lavoro a terra, poi nella mia lezione c’è una parte di contact, di improvvisazione.Che cosa le piace del mondo della danza e che cosa non sopporta?Mi piace molto la ricerca, il divenire, nascono sempre cose nuove, non c’è mai la staticità e anche se si rispetta la tradizione, nel momento in cui si guardano le tante prospettive, non si finisce mai di imparare. Quello che non mi piace è il business che ruota intorno alla danza e alla fine non c’è niente di concreto.Chi sono i suoi miti/modelli?Mi piace la genialità dei coreografi come Pina Bausch, Jiri Kylian, Ohad Naharin. Ti fanno vedere la danza in maniera diversa.Che tipo di movimento predilige?Quello viscerale, la tecnica rappresenta il mezzo per potersi esprimere. Sul piano pratico la perfezione non esiste ma un danzatore dotato di un’ottima padronanza tecnica riuscirà più facilmente a liberare il movimento e l’emozione che lo accompagna.Che cosa la emoziona?In sala, l’impegno profondo dei miei allievi. Mi emoziono quando vedo nei loro corpi l’idea di un movimento partito dalla mia testa. E’gratificante. Invece quando guardo una spettacolo mi emoziona quel pathos che c’è tra i danzatori che arriva anche al pubblico. E’ sempre una fusione di elementi che crea l’opera d’arte.Qual è una dote che non può mancare al danzatore?Al di là dell’umiltà, parola oggi inflazionata, la curiosità. Come insegnante non mi interessa che alla fine della lezione i miei allievi abbiano compreso perfettamente i passi ma che gli rimanga qualcosa nel cervello. Il danzatore deve essere curioso, solo così riesce a superare i propri limiti.Che cos’è la determinazione?Andare avanti anche quando a fianco a te non hai nessuno.Tre aggettivi che la descrivono?Determinata, educata, curiosa. L’educazione me l’ha insegnata, a parte la mia famiglia, lo studio della danza che aiuta ad inserirti in società attraverso la comunicazione con gli altri, diventi un attore sociale e impari a rispettare la persona che ne sa più di te: il maestro.Tra i tanti impegni legati alla danza ha scritto anche due libri…Nel 2011, mentre frequentavo ancora l’università, senza alcuna pretesa ho pubblicato un libro di poesie “Blu cobalto”, una piccola raccolta, breve ma intensa. Mi piace molto la poesia ermetica. Ho vinto alcuni concorsi fino ad ottenere un premio che nel 2013 mi ha portato a scrivere un altro libro “Baltico” che è l’opposto del primo. “Blu cobalto” implica una dimensione di pace, di tranquillità, “Baltico” rappresenta un periodo più freddo, è un libro sull’attualità, senza troppi contorni parlo di temi come la violenza sulle donne, l’immigrazione e c’è anche una poesia dedicata alla danza dove metto in primo piano la figura di Pina Bausch. Ho voluto soltanto mettere in contrapposizione la genialità del suo lavoro, la disciplina e il sacrificio per portare avanti quel mondo molto particolare che ha creato, con la superficialità di oggi. Con questa poesia ho vinto un concorso con Aletti Editore ed è stata inserita in un’antologia “Dedicato a …” dopo aver partecipato alla Biennale della creatività di Verona, è l’unica poesia dedicata a Pina Bausch in Italia, per il momento.Ce l’ha un sogno da realizzare?Sognare fa parte della vita, anche se cerco sempre di trasformare le utopie in strade percorribili. Il mio obiettivo principale è quello di essere apprezzata da coloro che stimo, sia come insegnante che come persona, consapevole non si può piacere a tutti. Uno dei miei più cari maestri è Eugenio Buratti e so che mi apprezza. Sono molto legata alla mia famiglia, ai valori della vita, penso sempre di dare un buon esempio agli altri. Solo così una persona può capire cosa è giusto e cosa è sbagliato.Che cos’è la danza per lei?È la mia isola, la cosa che mi fa stare bene. Una dimensione di pace ma anche di costruzione. È la voglia di essere sempre dinamica, in continua evoluzione. La danza è in perenne trasformazione e insieme a lei cambi anche tu. Sei sempre alla ricerca di qualcosa che magari non otterrai mai ma il viaggio è affascinante.Elisabetta Testa

No Comments

Rispondi