07 Mag Riccardo Riccardi:”La danza mi ha rapito dalla vita civile”
Cultore appassionato della danza russa, da sempre, quando parla di Agrippina Vaganova, del suo metodo e della sua scuola, gli brillano gli occhi. Napoletano, con un lungo percorso di ballerino al Teatro San Carlo, Riccardo Riccardi da anni va e viene tra la sua città e San Pietroburgo. Parla correntemente la lingua russa, ha una profonda conoscenza del metodo Vaganova – che mette in pratica da molto tempo nella sua scuola di danza – e i corsi di aggiornamento per insegnanti, organizzati da lui a Danzainfiera con i migliori maestri russi, sono sempre affollatissimi. Con instancabile motivazione e determinazione, Riccardo Riccardi va avanti nel suo percorso di ricerca e diffusione dei principi fondamentali di quello che è riconosciuto come il metodo più forte al mondo, non a caso all’Accademia Vaganova si sono formati molti dei più grandi ballerini del pianeta: dall’indimenticabile Rudolf Nureyev al prodigioso Mikhail Baryshnikov, alla meravigliosa Svetlana Zakharova fino alle generazioni più giovani con l’ultima rivelazione (che l’anno scorso Riccardo Riccardi ha portato a Napoli, al Teatro Politeama, in un gala che ha lasciato il segno) Maria Khoreva, diciotto anni e doti sbalorditive, con una carriera luminosa appena iniziata. Sempre attivo nella diffusione della danza di qualità, ha già tradotto – con Ivan Goliandin – La Scuola Russa di Danza Classica di Vera Kostrovickaja e Aleksej Pisarev e da poco è uscito il suo nuovo volume Movimenti legati – I temps liés del metodo Vaganova, edizioni Joker.
Perché la scelta di questo libro?
Per completare la bibliografia di Vera Kostrovickaja, che ha pubblicato sia La Scuola Russa di Danza Classica, che 100 lezioni di danza classica e anche per mettere a punto, dopo tanti anni che ho lavorato in teatro e in giro, le diverse interpretazioni dei temps liés. Ai tempi dell’URSS, ognuno ne riportava la propria versione spacciandola per quella di Vaganova. Avendo studiato in Accademia e avendo approfondito la mia conoscenza del metodo, ho chiesto aiuto a Marina Aleksandrovna Vasil’eva (Preside dell’Accademia Russa di Danza Agrippina Vaganova di San Pietroburgo) e con la sua supervisione ho messo a punto la vera costruzione dei temps liés, come vengono insegnati a San Pietroburgo e non a Mosca o in altri posti dell’ex URSS. Volevo mettere a posto le cose, darne una corretta interpretazione e lettura.
Perché è così attratto dalla danza russa?
Dal 1992 al 1994 ho studiato alla Scuola di Agrippina Vaganova, come insegnante di danza. Ognuno di noi cerca qualcosa a cui dedicarsi, mi interessava anche la politica ma è un campo troppo vasto, poco chiaro. La danza mi ha rapito dalla vita civile.
Quando parla della scuola di Agrippina Vaganova le brillano gli occhi, che cosa ha di così particolare?
La funzionalità. E’ una tempesta perfetta: Marius Petipa, Christian Johansson, Enrico Cecchetti, Agrippina Vaganova. Lo zar, come tutti sappiamo, era amante della danza e portò a San Pietroburgo i più grandi danzatori e maestri del mondo. Si sviluppò un metodo Cecchetti/Johansson, si ballavano le coreografie di Petipa e quindi si cominciò a creare una scuola russa; i fratelli Legat introdussero nuovi elementi e su questa scia Agrippina Vaganova, che era una donna molto intelligente, codificò il metodo, mettendo nero su bianco ogni cosa sull’onda del comunismo sovietico in cui o tutto veniva scritto o era come se non esistesse. La moglie di Lenin voleva sapere cosa si facesse in via Rossi (la strada dell’Accademia Vaganova) che all’epoca si chiamava ‘Via del Teatro’. Volevano chiudere il Teatro Mariinsky e la Scuola Imperiale, di proprietà dello zar, quindi la Vaganova fu quasi costretta a scrivere un libro, per salvaguardare la danza e i suoi insegnamenti.
Qual è il punto di forza del metodo Vaganova?
La scientificità. Ogni movimento è suddiviso sulla musica, sulle parti del corpo e sullo spazio. E’ un metodo decifrabile come la musica, un maestro russo deve per forza conoscere almeno il solfeggio in maniera ritmica. I risultati di questo metodo sono evidenti dall’inizio del secolo scorso. La scuola russa continua ad andare avanti, nel rispetto per la tradizione che viene però sviluppata, proseguendo il suo cammino. Non si vive solo di ricordi…si alimenta giorno dopo giorno e va avanti su basi forti, scientifiche.
Il temps lié non è solo un passaggio del peso del corpo da una gamba all’altra, è un movimento trasversale che va dall’adagio alla tecnica del giro, dall’allegro al lavoro sulle punte…qual è la sua importanza?
Esattamente questa: i temps liés non sono una sezione a parte della danza ma contengono movimenti di adagio, movimenti saltati, girati, en tournant e sulle punte. Nel libro ho incluso anche documenti storici in cui il Gabinetto di Cultura dell’Accademia dava il permesso a Vera Kostrovickaja di analizzare questo nuovo campo. Quando Agrippina Vaganova è morta il suo metodo è continuato e continua ancora oggi, a differenza di quello di Cecchetti… chissà nel 1922 che cosa insegnava? E chi ha continuato il suo metodo? Non c’è una scuola che prosegua il suo insegnamento, dei vari allievi sparsi per il mondo ognuno dice una cosa…All’Accademia Vaganova ci sono ancora le sue allieve dirette che impartiscono i suoi insegnamenti. Vaganova chiese a Kostrovickaja di studiare approfonditamente questo campo della tecnica, era la sua assistente preferita, diceva di lei che aveva: “occhi arguti e cervello acuto”. Ebrea di origine, Kostrovickaja era nipote di Apollinaire, famoso poeta e scrittore, e frequentava il celebre compositore Šostakovič… La maggior parte dei grandi maestri russi era ebrea, la loro intelligenza era superiore. La grandissima cultura di questi personaggi mi ha sempre affascinato, la danza accademica ha una lunga storia alle spalle, non è solo movimento, ed è partita dall’ Italia…dico sempre scherzando che il peggior maestro della Vaganova è un grande maestro all’estero perché ha una forte base di partenza! I temps liés nello sviluppo metodologico sono fondamentali perché fanno capire la complementarietà dei movimenti: c’è una profonda partecipazione tra testa, braccia e corpo, dunque il lavoro non riguarda solo le gambe. C’è una grande differenza tra la ‘scuola’ russa e lo ‘stile’ francese. Non si può insegnare e ballare ad alti livelli se non si ha una profonda conoscenza alla base…un balancé ed un pas de valse non sono la stessa cosa ma molti non lo sanno… la scuola russa distingue bene ogni passo.
L’Accademia Vaganova è ancora oggi uno scrigno chiuso?
Da molti anni prende il meglio dalle altre scuole, pur mantenendo una struttura molto solida. Anche Vaganova diceva che la danza va avanti, cambia lo stile, cambiano i corpi, cambia tutto e si deve adeguare ai nuovi tempi. Basti pensare che per Petipa non si alzava la gamba più della spalla, mentre oggi si alza fino all’orecchio…
Questo libro dovrebbe essere un manuale importante per tutti gli insegnanti di danza, quale sarà il suo prossimo impegno?
Sto lavorando sulla versione nuova e aggiornata de La Scuola di Danza Classica di Pisarev-Kostrovickaja, è un libro datato che ha i suoi sessanta anni e certe cose sono state male interpretate, ci sono degli errori anche nella versione russa. Il sistema comunista, come ho detto prima, obbligava a pubblicare libri per dare un segno che la danza fosse viva. Erano libri fatti per divulgare la danza nel paese più grande del mondo, ma non sempre erano precisi. L’aggiornamento riguarda i tempi, le teste, i port de bras… anche quelli sono cambiati.
Qual è stata la difficoltà nello scrivere questo libro?
La difficoltà maggiore è stata nel descrivere esattamente l’arte della danza, suddividere i movimenti sulle battute musicali. Abbiamo creato una tabella, da un’idea della Safronova – allieva di Vaganova – che pubblicò un libro con sua sorella che era un chimico. Mi ha stuzzicato pensare alla similitudine tra la chimica, la matematica e la danza, nella divisione logica dei movimenti. Quello di Vaganova è un sistema semplice e chiaro, ho suddiviso la musica in lettere e non in numeri evitando un quarto, due quarti, un ottavo che avrebbe creato problemi a chi non conosce bene la musica.
Se Agrippina Vaganova fosse viva che cosa vorrebbe dirle?
Le farei solo i miei complimenti e la ringrazierei. Quando le cose arrivano già fatte è tutto più facile, aver costruito un lavoro così importante non è roba da poco. Si rammaricava di non aver mai potuto studiare con Cecchetti eppure una delle sue assistenti più strette, e per tantissimi anni, fu Snitkova Večeslova, una delle poche diplomate con Enrico Cecchetti alla Scuola Imperiale. L’Accademia Vaganova è l’unica scuola veramente strutturata, rubo una frase alla pubblicità: “quando conosci la verità non vedi altro”. In Italia i libri di danza non hanno un grande seguito, purtroppo. Sto partendo per San Pietroburgo e ogni volta che torno ho la valigia piena di libri, in Russia se ne pubblicano continuamente.
Per concludere?
Voglio ringraziare per la splendida collaborazione Marina Aleksandrovna Vasil’eva, persona speciale, di grande competenza, che conosco dal 1992, quando ho studiato in Accademia. Credo che per un amante della danza, anche se non segue il metodo Vaganova, il libro sia molto interessante, ho inserito anche la prefazione originale di Agrippina Vaganova e di Vera Kostrovickaja. Per il resto, è tutto talmente chiaro che non c’era bisogno di aggiungere altro.
Elisabetta Testa
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