MM Contemporary Dance Company: grande successo per “Love Poems” in scena al Teatro Nuovo di Napoli

Un Teatro Nuovo gremito con applausi scroscianti ha accolto “Love Poems” e la MM Contemporary Dance Company di Michele Merola, per la seconda serata del Festival “Quelli che la danza”, giunto alla decima edizione (in apertura Abbondanza/Bertoni con “La morte e la Fanciulla”, stasera venerdi 11 marzo  Balletto Teatro di Torino con “Anemoi” di Manfredi Perego, sabato 12 marzo ARB Dance Company con “L’odore della pelle” di Niko Piscopo/“A safe place” di Adriano Bolognino e domenica 13 Movimento Danza con “Le danze pandemiche” di Gabriella Stazio). Spettacolo intenso e perfettamente rodato, “Love Poems” mette insieme tre coreografie di autori diversi: “Duetto inoffensivo” di Mauro Bigonzetti; “Brutal Love Poems” di Thomas Noone e “La metà dell’ombra” di Michele Merola (nella foto di Roberto Pia).

L’amore, uno degli elementi che fa girare il mondo, con i suoi mille risvolti è al centro di un’analisi artistica di toccante profondità. Sulla musica di Gioacchino Rossini, Mauro Bigonzetti, autore di “Duetto inoffensivo” porta in scena accordi e disaccordi di due donne che rappresentano l’universo femminile in un ventaglio di emozioni, condivisioni, diversità di vedute con l’unico comun denominatore della complicità. Estratto da “Rossini Cards” questo lungo, denso, avvinghiante duetto amplifica tutta la bellezza e la bravura di Emiliana Campo e Fabiana Lonardo – in aderentissimi corpetti che strizzavano l’occhio al passato, disegnati da Helena De Medeiors – davvero due danzatrici splendide nelle linee, nella resa tecnica ineccepibile e nell’intensa emotività.

Tutt’altra atmosfera per “Brutal Love Poems” dove il coreografo londinese Thomas Noone disegna tinte fosche e cupe sulla musica incalzante di Jim Pinchen. Il lato rude, ben celato in apparenza ma forte e vivido dentro l’essere umano, si manifesta come un atto di denuncia da parte delle donne nei confronti degli uomini. Donne virago che con la loro forte personalità (e non solo) schiacciano l’uomo, mettendolo al loro servizio. Una coreografia molto cruda, fisica, che lascia spazio a notevoli fraseggi estremamente dinamici e vibranti, interpretati con la giusta foga da due coppie di danzatori: Dylan Di Nola, Mathilde Gherardi, Annalisa Perricone e Giuseppe Villarosa.

Gran finale con “La metà dell’ombra”, coreografia creata nel 2010 da Michele Merola. In bilico tra sacro – la gestualità, la musica, il rito, l’atmosfera sospesa- e profano – una fisicità prorompente di quattro aitanti danzatori: Dylan Di Nola, Mario Genovese, Nicola Stasi e Giuseppe Villarosa, che intrecciano movimenti autopunitivi alla speranza di redenzione. Il corpo come materia che poi diventa forma artistica e di riscatto. E la musica, quella di J.S.Bach, G. Hendrix, Senking, che regala un’ambientazione rarefatta, un tempo sospeso in una coreografia che ha un fortissimo impatto visivo. Michele Merola, artista di grande spessore, lavora da anni con intelligenza, curiosità, spessore interiore, ricerca instancabile. Affabile, accogliente e affabulatore (come nei pochi minuti al termine dello spettacolo in cui ha raccontato al pubblico il lavoro visto), Michele Merola ha messo insieme una bellissima serata di danza, all’insegna della musicalità, del gesto preciso e ricercato, di una profonda qualità di lavoro. “Siamo molto felici di tornare a Napoli dopo diversi anni di assenza – ha raccontato il coreografo e direttore artistico della compagnia – Napoli è nel cuore di tutti noi e siccome io sono di origini napoletane, la porto sempre nel mio cuore. Per di più la compagnia che oggi è formata da nove danzatori, ne include ben quattro campani (tre sono napoletani e uno è di Avellino), questa è una cosa bellissima per me”. La MM Contemporary Dance Company è sostenuta dal Ministero per i beni e le Attività Culturali, Regione Emilia Romagna, Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto, Teatro Asioli di Correggio, ASD Progetto Danza. Vincitrice di vari premi prestigiosi, uno fra tutti il Premio Danza&Danza, ha conquistato un territorio sempre più ampio che oltre i confini dell’Italia va dalla Corea alla Colombia e poi Canada, Germania, Russia, Marocco…insomma una solida conferma di un lavoro eccellente.

Elisabetta Testa

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