Lev Ivanovič Ivanov, "uomo di rara sensibilità"

Nasce a Mosca il 18 febbraio 1834. Ballerino, coreografo e maestro russo, Lev Ivanovič Ivanov si diploma alla Scuola Teatrale di San Pietroburgo. Danzatore di carattere al Teatro Mariinsky, dal 1852 al 1893, interpreta numerosi ruoli mimati, tra questi: Febo in Esmeralda e Conrad ne Il Corsaro.

Maestro di danza al Teatro Mariinsky, a partire dal 1858, diviene secondo coreografo nel 1885.

Crea un gran numero di balletti: Il tulipano di Harlem (1887), La foresta incantata (1877, con Marius Petipa), Il flauto magico (1893), il secondo atto di Cenerentola (1893), Aci e Galatea (1896), La figlia del Mikado (1897). Ma i suoi lavori più importanti restano Lo Schiaccianoci (1892) e il contributo a Il lago dei cigni (1895) ; le “Danze nei fiocchi di neve” nel primo balletto e le “Danze dei cigni”  nel secondo sono considerate ancora oggi capolavori di poesia coreografica.

Se per Il lago dei cigni i confini della collaborazione risultano incerti e controversi (ad Ivanov si attribuiscono il secondo e il quarto atto del balletto, celebri “atti bianchi”), per Lo Schiaccianoci la sua intera responsabilità della creazione dà la misura della capacità inventiva di un artista spesso sottovalutato.

Le coreografie di Ivanov, uomo di rara sensibilità, sono caratterizzate da una comprensione profonda della musica che si manifesta anche nella Rapsodia n.2 di Liszt, incorporata nel balletto Il cavallino gobbo (1900), e nella sua versione delle “Danze Polovesiane” da Il Principe Igor (1892), che hanno probabilmente influenzato Mikhail Fokine.

Con questi successi, Ivanov apre la strada all’utilizzo coreografico della musica sinfonica o strumentale che si svilupperà nel XX secolo.

Sebbene fortemente influenzato dalla tradizione occidentale che gli derivava, oltre che dalla collaborazione con Petipa, dagli insegnamenti avuti dal grande maestro italiano Enrico Cecchetti, Ivanov va considerato il primo coreografo russo di impronta originale.

L’ultimo messaggio di Ivanov ai giovani danzatori fu:” Non essere troppo narcisista: non ritenerti migliore degli altri, sii modesto.”

Nel 1901, poco prima di morire scrisse nel suo diario :“Che tu possa sempre essere benedetto con lo spirito e la forza di non considerare la tua professione come un mero mezzo di sostentamento ma come un’arte cui sei determinato a dedicare tutta la tua anima.”

Elisabetta Testa

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