16 Ago John Cranko, fra i più importanti coreografi del Novecento
Coreografo e ballerino nacque in Sudafrica il 15 agosto 1927. Dopo gli studi iniziali a Johannesburg, passò alla Cape Town University Ballet School e proprio a Città del Capo debuttò come coreografo. Nel 1946 si trasferì a Londra esibendosi come ballerino al Sadler’s Wells Ballet e creando una serie di balletti, alcuni brillanti ed ironici, altri introspettivi. Coreografie che nascevano dalla musica dei più diversi compositori, soprattutto moderni, come nel caso de Il principe delle Pagode (1957) di Britten. Collaborò anche con il New York City Ballet, il Ballet Rambert, l’Opéra di Parigi e la Scala di Milano per la quale realizzò nel 1958 la sua celeberrima versione di Romeo e Giulietta di Prokofiev.
Nel 1961 venne scritturato a Stoccarda dove assunse l’incarico di direttore del Ballet der Wurtenbergischen Staatstheater, formazione che, grazie alla sua opera, conquistò una fama internazionale. Affiancandolo per qualche anno (1968-1971) a quello di coreografo principale anche della Staatsoper di Monaco di Baviera, incarico che svolse fino alla sua prematura morte avvenuta il 26 giugno 1973 durante un viaggio di ritorno da New York.
Per la sua straordinaria versatilità e le sue spiccate capacità di narratore, dotato di una brillante vena comico-burlesca – cimentandosi con una pluralità di stili anche se non sempre con un medesimo risultato alto – John Cranko è da considerare fra i più importanti coreografi del Novecento. La sua opera lasciò un segno indelebile tanto nell’area anglosassone come, e forse più, in quella tedesca. Sebbene non lo si possa considerare un vero artista rivoluzionario, in un’epoca peraltro ricca di fermenti di rinnovamento, a John Cranko va il merito di aver saputo mantenere vivo il grande repertorio del passato, rigenerandolo attraverso l’assimilazione delle nuove possibilità espressive della danza del Novecento.
In molti suoi balletti e non soltanto in quelli che vanno considerati i suoi capolavori (Onegin e La Bisbetica domata) sono da apprezzare soprattutto la compattezza dello spettacolo nel quale la meticolosa definizione psicologica dei personaggi si inserisce alla perfezione nel quadro di un’azione drammatica reso con lo spirito di una moderna regia.
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