06 Nov Giuseppe Schiavone:" Il talento? E’ innato, non si costruisce"
Schivo, riservato, quando parla della sua famiglia si illumina. Da anni impegnato in tutte le produzioni al Teatro dell’Opera di Roma, dove ricopre il ruolo di étoile, Giuseppe Schiavone ha tutta la bellezza di un corpo armonioso, dotato, ben proporzionato, forte, unito alla sicurezza tecnica, frutto di anni e anni di lavoro.Com’è entrata la danza nella sua vita?Le mie sorelle frequentavano una scuola di danza a Boscoreale, in provincia di Napoli, dove sono nato. E’ li che ho cominciato, poi i miei maestri Bruno Biglieri e Silvana Mennitto mi consigliarono di andare alla Scuola di Ballo del Teatro San Carlo, intuendo le mie potenzialità. Una volta entrato, sotto la direzione di Anna Razzi, ho completato tutto il corso di studi fino al diploma.Quali sono state le difficoltà?Più di tutte la lontananza. Conciliare la scuola e lo studio in teatro non è stato semplice, ogni giorno andavo avanti e indietro percorrendo circa trenta chilometri. Ho fatto molti sacrifici ma sono stati pienamente ricompensati e poi avevo una passione fortissima. Sono passati circa tredici anni dal mio diploma ad oggi, ufficialmente sono una étoile – anche se a livello contrattuale faccio parte della categoria dei precari – carica riconosciuta dal teatro solo nel periodo in cui si interpreta un ruolo da protagonista. A differenza del contratto da stabile, finiti gli spettacoli, decade la nomina e ogni volta si ricomincia daccapo, mettendosi alla prova.C’è qualcuno in particolare che ha inciso nel suo percorso artistico, nelle sue scelte?Devo ringraziare Anna Razzi, direttrice della Scuola di Ballo; Elisabetta Terabust, alla guida del Corpo di Ballo del Teatro San Carlo e Carla Fracci che mi ha voluto al Teatro dell’Opera di Roma, dove lavoro da molti anni. Queste tre persone sono state i pilastri della mia carriera.Che differenza c’è tra il Teatro San Carlo e il Teatro dell’Opera?La compagnia del Teatro dell’Opera ha un organico più ampio, ci sono anche più produzioni. Nei dieci anni in cui siamo stati diretti da Carla Fracci abbiamo lavorato tantissimo, senza sosta. Eravamo oltre cento elementi anche se parliamo di qualche anno fa…dopo di che c’è stato un calo, colpa della crisi a livello nazionale che ha investito i teatri, la cultura in genere. Mi riferisco alla legge 100 e al taglio del FUS.Che cos’è il talento secondo lei?Tutti possiamo lavorare sodo ma il talento rappresenta il salto di qualità, è innato, non si costruisce.E l’umiltà?E’ la base del nostro lavoro. Una persona umile sarà un bravo artista, il palcoscenico mette a nudo, fa vedere chi sei, non nasconde niente.Che cosa la colpisce in un danzatore?Il carattere, le doti, le emozioni che riesce a trasmettere. Il mio ballerino preferito è Massimo Murru.Lei viene da una formazione prettamente classica ma ha ballato anche in produzioni neoclassiche, moderne. Quale stile preferisce?Quello classico, mi sento decisamente più a mio agio.Che cosa ama del mondo della danza e che cosa non sopporta?Mi piace il senso di sfida, mettersi in discussione ogni volta per crescere, migliorare, andare oltre i risultati raggiunti. In questo lavoro non ci si annoia mai, non sopporto il teatro come istituzione: non riconosce la fatica del ballerino. E questo mi fa profondamente rabbia.Che cosa la emoziona?La magia che si crea ogni volta che iniziamo un nuovo spettacolo, è come una scatola chiusa dove ognuno mette qualcosa di suo. Appena si chiude il sipario tutto questo svanisce e ciascuno di noi torna alla propria vita quotidiana. Subisco il fascino di questo processo, sempre diverso.Che cosa le piace oltre la danza?Viaggiare. Sono sposato e ho un figlio maschio; vivo delle giornate molto intense tra lavoro e famiglia, non potevo volere di più dalla vita.Che cosa è cambiato secondo lei nel mondo della danza?Ci stiamo allontanando dall’arte. In generale, non penso solo alla danza. Stiamo diventando un popolo di ignoranti, è come se l’arte fosse un qualcosa di superfluo, niente di importante. Invece dovremmo nutrirci di arte fin da piccoli, è un grande patrimonio che pian piano stiamo perdendo.Progetti per il futuro?Non ne ho. Niente di definito, metto tutte le mie energie in quello che faccio di volta in volta.Che cos’è la danza per lei?La mia vita, completa. Non immagino una vita senza danza, come tante cose importanti della mia vita, mia moglie, mio figlio. Fare il ballerino non è un lavoro ma una passione fortissima. Anche se non te lo riconoscono.Elisabetta Testa
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