Arena di Verona, parlano i dati

Legislatura 17ª – Aula – Resoconto stenografico della seduta n. 556 del 22/12/2015

MONTEVECCHI, ENDRIZZI, CAPPELLETTI, GIROTTO, MORONESE, AIROLA, BERTOROTTA, SERRA,PAGLINI, SANTANGELO – Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo – Premesso che il dissesto economico della fondazione Arena di Verona sarebbe determinato da diversi fattori quali i debiti accumulati e la riduzione di contributi pubblici e privati;

considerato che:

la relazione dei revisori dei conti afferente al bilancio 2014 della fondazione Arena evidenzia un netto peggioramento complessivo dello stato patrimoniale della stessa: il rapporto di indebitamento dal 2013 al 2014 è passato dal 34 per cento al 45 per cento. Dal 2011 al 2014 l’esposizione bancaria è passata da 3.004.000 euro a 16.212.000 euro. A fine luglio 2015 il debito verso le banche ammontava a 16.324.304 euro. I debiti verso i fornitori sono aumentati da 9.757,775 euro a 11.459,194 euro;

già nel 2013 i revisori dei conti rappresentavano che i debiti più consistenti dell’ente erano costituiti dall’esposizione bancaria. Veniva, altresì, evidenziato nella “Determinazione e relazione sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria delle fondazioni lirico-sinfoniche” del 2013, della Corte dei conti, sezione di controllo sugli enti, determinazione n. 44/2015 che anche i debiti verso il Comune di Verona incidono in modo consistente e risultano in aumento: la gestione del museo Amo (il museo della fondazione) contribuisce all’indebitamento della fondazione per un importo pari a 1.000.000 euro annui;

risulta agli interroganti che la fondazione Arena paga al Comune non solo l’affitto della sede del museo Amo, pari a 482.000 euro annui, ma anche le utenze, gli allestimenti, i costi relativi del personale e ogni costo connesso con la gestione di un museo che nulla ha a che fare con lo scopo della fondazione. Peraltro, si rappresenta che il museo Amo ha introiti annui per 100.000 euro neppure sufficienti a coprire le utenze;

i debiti del museo incidono anche sui contributi percepiti dalla fondazione Arena per il “centenario di Verdi” pari a 665.000 euro, che vennero investiti nel museo, come risulta dalle giustificazioni presentate al Comune di Verona per ottenere i contributi;

il sindaco pro tempore Flavio Tosi (presidente della fondazione) e il sovrintendente Francesco Girondini, prima del museo crearono un’altra società, Arena Extra Srl, che avrebbe contribuito in modo determinante e incontrovertibile all’indebitamento della fondazione;

la Arena Extra Srl è una società partecipata interamente dalla fondazione, con finalità diverse da quelle della lirica, il cui amministratore unico è lo stesso sovrintendente Francesco Girondini;

considerato inoltre che:

come si evince dalla “Determinazione e relazione della sezione di controllo sugli enti sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria delle Fondazioni Lirico – Sinfoniche per gli esercizi 2007 – 2010”, determinazione n. 85/2012 della Corte dei conti, lo scopo principale della Arena Extra Srl è quello di ideare, promuovere, organizzare e gestire le manifestazioni al di fuori della programmazione istituzionale della fondazione, al fine di incrementare gli introiti della fondazione Arena, previsione e scopi che nel tempo sono stati completamente disattesi;

quanto ai cosiddetti utili al 31 dicembre 2011, dopo 2 stagioni in cui lo sfruttamento dei diritti televisivi delle manifestazioni extra lirica aveva dato esito negativo, il bilancio 2011 di Arena Extra Srl presentava ricavi per circa un milione di euro a fronte dei quali c’erano solo 125.000 euro di utili (erano ancora meno, circa 2.000 euro, nel 2010), tutti messi a riserva e nessuno passato alla fondazione;

si apprende infatti che, nelle voci che riguardano i costi, spiccano 610.000 euro per non meglio identificati “servizi”; 168.000 euro per “godimento di beni di terzi” e circa 40.000 euro di costi per il personale; la struttura di Arena Extra Srl si risolve in Gianmarco Mazzi, il direttore operativo, il cui compenso non è tuttavia deducibile dal bilancio, e la segreteria. Nel 2012 Arena Extra Srl ha chiuso il bilancio del 2012 con un disavanzo strutturale dello stato patrimoniale di 1,567 milioni di euro;

nonostante la gestione fallimentare della nuova società, nel 2013 Flavio Tosi e l’amministratore unico Girondini hanno deciso di far acquisire ad Arena Extra, dalla fondazione Arena, un ramo d’azienda per circa 12,334 milioni di euro come evidenziato dal Documento XV, n. 269, “Determinazione e relazione della Corte dei conti sulla gestione finanziaria delle Fondazioni lirico-sinfoniche, per l’esercizio 2013”;

il documento evidenzia che la fondazione Arena avrebbe ceduto alla società da essa appositamente costituita delle “poste patrimoniali” costituite da beni di magazzino, quali costumi, documentazioni storiche d’archivio ed altre poste, fatturando l’importo di 12,334 milioni di euro con i quali poter iscrivere nel bilancio della fondazione Arena dei crediti per analogo valore;

a giudizio degli interroganti, il punctum pruriens della questione è che Arena Extra Srl evidenzia uno stato di insolvenza tale per cui non è in grado di versare lo stesso debito. La fondazione Arena dovrebbe quindi mettere a perdita il credito inesigibile vantato nei confronti di Arena Extra Srl che, aggiunto al disavanzo proprio della fondazione, di circa ulteriori 18 milioni di euro, porterebbe il disavanzo complessivo a raggiungere circa 31 milioni di euro;

risulta agli interroganti che Francesco Girondini, in qualità di amministratore unico di Arena Extra Srl e di sovrintendente della fondazione Arena di Verona, è al contempo creditore e debitore, il conflitto di interessi è lapalissiano. Il fatto è oltremodo grave, se si pensa che tale operazione di “finanza creativa” avrebbe consentito un pareggio di bilancio fittizio per l’anno 2013, grazie al quale Girondini avrebbe percepito dallo Stato un bonus pari a 50.000 euro per il supposto raggiungimento del pareggio di bilancio (che risulta dalle relazioni della Corte dei conti);

considerato altresì che:

risulta agli interroganti dalla determinazione n. 44 del 2015 della Corte dei conti che i contributi da parte dei privati risultano diminuiti: la fondazione Cassa di risparmio di Verona Vicenza Belluno e Ancona già nel 2013 riduceva di 404.000 euro il contributo. Anche i contributi da parte della Regione Veneto e del Comune di Verona risultano irrisori rispetto ad altre città. In particolare, nessuna azione è stata promossa dalla fondazione Arena per il recupero di contributi disposti con impegno di spesa da parte della Regione Veneto;

attualmente il credito vantato da fondazione Arena verso enti pubblici ammonta a 4.530.746 euro;

il piano industriale presentato, a giudizio degli interroganti, in relazione ai potenziali contributi da parte di enti pubblici e privati, non è attendibile, in quanto, dal 2011, i contributi erogati da Regione, Camera di commercio e Comune risultano in costante diminuzione; il Comune di Verona, peraltro, presenta un debito proprio consolidato di quasi un miliardo di euro, e quindi è improbabile che possa aumentare i contributi a favore della fondazione. Le erogazioni previste da Banco popolare, fondazione Cattolica assicurazioni e altri enti non possono considerarsi garantite in alcun modo;

la determinazione n. 44/2015 evidenzia che la diminuzione del FUS (Fondo unico per lo spettacolo) a favore della fondazione Arena è determinata da una diminuzione del punteggio attribuito alla proposta artistica presentata. La qualità dell’offerta incide per il 25 per cento sul punteggio;

nelle relazioni 2013 e 2015, il collegio dei revisori dei conti ha invitato il management della fondazione a promuovere azioni dirette a contenere l’esposizione bancaria, a migliorare la gestione di cassa al fine di evitare il sopraggiungere di oneri connessi ad interessi di mora, risarcimento delle spese di recupero o a contestazioni: azioni evidentemente mai poste in essere, stanti i risultati;

gli interroganti evidenziano, altresì, che né il presidente né il consiglio di indirizzo o il sovrintendente hanno promosso una seria e approfondita azione di accertamento sulla sussistenza di eventuali interessi anatocistici applicati ai debiti accesi dalla fondazione; infatti, risulta esclusivamente una verifica sommaria e su un breve periodo, come da comunicazione del sovrintendente;

considerato infine che:

con il Ministro dei beni culturali ed ambientali Walter Veltroni, venne emanato il decreto legislativo n. 367 del 1996, recante “Disposizioni per la trasformazione degli enti che operano nel settore musicale in fondazioni di diritto privato”, che obbliga gli enti lirici di rilievo nazionale e gli altri enti concertistici previsti dalla legge n. 800 del 1967 a trasformarsi in fondazioni di diritto privato (art. l), stabilendoneex lege anche il contenuto dello statuto, il regime privatistico del personale e le disposizioni tributarie applicabili;

l’obiettivo era quello di risolvere il problema della certezza delle risorse a copertura dei costi correnti, creando un sistema di finanziamento misto. Cambiò lo stato giuridico dei teatri, ma, contestualmente, non vennero previsti incentivi che attraessero gli sponsor privati a finanziare lirica, balletti e concerti, e le fondazioni non dimostrarono di avere le competenze gestionali adeguate per attrarre fondi, da cui, insieme alla progressiva riduzione dell’entità del finanziamento statale, la crisi finanziaria e di produzione, come peraltro accade oggi alla fondazione Arena di Verona;

il decreto-legge n. 91 del 2013, recante “Disposizioni urgenti per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo”, decreto “valore cultura” e noto anche come “legge Bray”, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 112 del 2013, ha introdotto meccanismi premiali per incentivare una più efficiente gestione delle fondazioni. In base alla “legge Bray”, i soggetti che, nel triennio 2011-2013, hanno raggiunto il pareggio di bilancio avranno in dote una quota aggiuntiva (del 5 per cento) sul FUS, che per il 2014 ammonta a circa 410 milioni di euro (per tutti i settori) e che quindi sarà assegnato ai beneficiari non più “a pioggia”, ma in base ai risultati raggiunti;

inoltre, è stato previsto per il 2014 un fondo a rotazione di 75 milioni di euro, per la concessione di finanziamenti di durata massima trentennale, oltre a un altro fondo di 25 milioni di euro, a condizione, rispetto alle stagioni precedenti, che gli enti presentassero dei “credibili” piani industriali di ristrutturazione;

non risulta agli interroganti che l’attuale classe dirigente abbia presentato alcuna richiesta di accesso ai fondi previsti del FUS, gettando una pesantissima ombra sulla correttezza e la trasparenza nella gestione della fondazione e determinando un’inarrestabile débâcle della fondazione Arena di Verona in danno dei lavoratori e della cittadinanza;

considerato infine che, a giudizio degli interroganti:

il piano industriale è utopistico. Infatti, per quanto riguarda i supposti contributi da parte di enti privati e pubblici, il piano non tiene minimamente conto del trend degli ultimi 4 anni, in cui i contributi sono stati diminuiti o azzerati. Nel piano industriale è previsto un aumento dei costi di locazione afferenti ai magazzini in cui sono depositati i costumi di scena e agli uffici. Si evidenzia che il Comune di Verona dispone di immobili idonei al deposito dei beni e pertanto tali costi potrebbero essere erogati alla fondazione a titolo di contributo;

quanto al supposto aumento degli introiti da biglietteria previsti nel piano industriale, si rileva che nell’anno 2014 la diminuzione è stata imputata a ragioni meteorologiche, ma nel 2015, nonostante un clima più che favorevole, la vendita dei biglietti è diminuita rispetto all’anno precedente. Tale risultato negativo è senza ombra di dubbio da imputarsi alla carente proposta artistica, alla mancanza di qualsivoglia capacità progettuale in capo alla dirigenza;

la totale mancanza di investimenti e di progettualità pluriannuale inficia ogni possibile piano industriale e culturale. L’esperienza lirico-sinfonica dell’Austria dimostra che un calendario biennale consente una previsione attendibile di costi e ricavi, nonché un maggior indotto turistico a beneficio del territorio;

il sovrintendente Girondini ha inviato ai dipendenti la disdetta del contratto integrativo, atto che, ad oggi, non risulta supportato da una valida delibera del consiglio di indirizzo della fondazione. Tale gravissima condotta, oltre che illegittima, compromette definitivamente la credibilità del sovrintendente e del presidente Flavio Tosi che persistono nel non adottare azioni idonee a risanare il grave dissesto economico in cui versa la fondazione;

la disdetta del contratto integrativo non è in alcun modo giustificata, soprattutto se si tiene conto del fatto che il costo del personale della fondazione scaligera è il più basso tra le fondazioni liriche. Invece, la disdetta comprometterà definitivamente la qualità delle prestazioni artistiche della fondazione Arena, con conseguente ulteriore diminuzione degli introiti e dei contributi statali. Appare, invece, plausibile ritenere che la funzione della disdetta, qualora venisse ratificata dal consiglio di indirizzo, sia quella di salvare i membri del consiglio stesso, che senza un pareggio di bilancio per il 2015-2016 risponderebbero personalmente della mala gestio, come disposto dalla legge;

sarebbe opportuno intervenire con urgenza nei confronti del presidente della fondazione Arena, al fine di verificare la possibilità di sollecitare le dimissioni da parte dell’attuale sovrintendente e della dirigenza per procedere alla nomina di candidati con requisiti e capacità comprovate, così come indicato dallo statuto della fondazione Arena di Verona,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti;

se ritenga che i membri del consiglio di indirizzo della fondazione Arena di Verona e il sovrintendente posseggano tutti i requisiti previsti dallo statuto della fondazione stessa e richiesti dalla legge, considerata, a giudizio degli interroganti, la manifesta inadeguatezza dei membri del consiglio e il conflitto di interessi sussistente in capo al sovrintendente;

se consideri opportuno procedere alla nomina di un sovrintendete con requisiti e comprovate capacità amministrative, previo confronto con i delegati e le rappresentanze sindacali, stanti le gravi criticità esistenti;

se non ritenga di dover intervenire, al fine di invitare la fondazione Arena, nella persona del presidente o del consiglio di indirizzo, a revocare immediatamente la disdetta del contratto integrativo, considerando che il recesso del contratto a giudizio degli interroganti ha come unico scopo quello di manlevare i membri del consiglio di indirizzo dalle loro responsabilità rispetto al bilancio “fallimentare”;

quali azioni intenda adottare, anche in base al proprio potere di vigilanza, per rilanciare la fondazione Arena di Verona, restituendo così dignità al territorio.

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