Salvatore Viganò, il padre del “coreodramma”

Nato a Napoli, il 25 marzo 1769, fu tra i più grandi protagonisti della danza dell’Ottocento.
Figlio d’arte, iniziò giovanissimo lo studio della danza con il padre coreografo e lo studio della musica con lo zio, il celebre compositore Luigi Boccherini.
Ballerino e coreografo, allievo di Jean Dauberval, ottenne un clamoroso successo in coppia con sua moglie, la danzatrice spagnola Maria Medina. Fu l’ideatore del coreodramma, cioè di uno spettacolo capace di fondere danza, recitazione drammatica e lavoro di regia, in cui la pantomima viene integrata alla danza e non più separata da essa – come era stato fino ad allora – e la coralità delle masse ha un ruolo predominante sugli assoli e i pas de deux.
Dal 1812 lavorò alla Scala di Milano, il teatro dove nacque il suo capolavoro assoluto: Prometeo. Stendhal scrisse:” Salvatore Viganò ha superato qualsiasi forma di espressione. La sua arte istintiva gli ha permesso di scoprire la vera natura della danza: romantica per eccellenza.”
Fu la prima volta che tale aggettivo venne usato per il balletto.
Morì prematuramente, nell’agosto del 1821. Il suo nome sarà destinato ad entrare nella leggenda anche se i suoi balli, che ebbero pallidi imitatori, scomparvero presto dal repertorio perché troppo legati al suo creatore.
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