Teatro San Carlo, "divina Carla Fracci"

“Let dance be the star of the show”, così diceva George Balanchine e aveva ragione. Soprattutto se a ballare è Carla Fracci (nella foto di Luciano Romano), che con la sua arte meravigliosa ha incantato il mondo. Tutti pazzi per lei al gala di apertura della settima edizione del Festival Autunno Danza, in un Teatro San Carlo gremito (ma per strani motivi non ‘sold out’ come annunciato al botteghino) e soprattutto in fervida attesa di applaudire/celebrare/ammirare l’unica, indimenticabile Giselle planetaria in occasione del suo ottantesimo compleanno.Accolta da boati di applausi con una standing ovation da manuale, è apparsa in scena più bella di sempre. Il tempo per lei si è fermato, proprio sulle tavole del palcoscenico che hanno accompagnato per una lunghissima carriera (che ancora non è finita) il non-rumore dei suoi passi. Leggiadra, intensa, delicata e forte, il gesto nitido, il viso che racconta le emozioni in una maniera incredibile come solo lei sa fare, Carla Fracci ‘è’ la danza. Il titolo Domani futuro di giovinezza – coreografia di Giuseppe Picone (nuovo direttore del Corpo di Ballo del Teatro San Carlo), regia di Beppe Menegatti, su musiche di Bach, Kurtág, Debussy, suonate dal vivo da Alexandra Brucher e Roberto Moreschi – anticipava quanto Carla Fracci, sola poi in coppia con Giuseppe Picone ed infine con un bambino che simbolicamente rappresentava il futuro, ha raccontato con danza, gesti, emotività, passaggi, citazioni e quant’altro. Partendo dalla sbarra e ritornando poi alla sbarra nel finale poetico, ha sottolineato a quanti della danza vedono solo ali di farfalle e piedi che volano, il lavoro faticoso, ossessivo e continuo della classe quotidiana, dello studio, della sala prove e così via. Ma dalla sbarra Carla Fracci, in impalpabile lungo abito di chiffon bianco, fluttuante e aerea come solo lei sa essere, più bella che mai e miracolosamente intatta, dava il via alla storia della sua vita di danzatrice. Moltiplicando la sua immagine su grandi specchi di contorno alla “Colomba con l’ulivo” di Picasso sul fondo, lasciava capire agli spettatori il suo messaggio di pace che nel finale con il bambino condotto alla sbarra per gli esercizi di base, era l’augurio di continuità che il titolo aveva anticipato.Il messaggio del regista Beppe Menegatti non poteva essere più chiaro ‘Niente finisce e tutto ricomincia’, mentre i passi a due di bellezza ed emozione dei due protagonisti era un vero e proprio augurio alla vita che continua, Giuseppe Picone aveva solo dodici anni quando fu scelto dal regista per interpretare il figlio di Carla Fracci nel balletto Nijinsky. Bello, bellissimo, bravo e in forma smagliante ha evidenziato, con diverse citazioni, le grandi interpretazioni del passato, da Giulietta a L’Après-midi d’un faune, che hanno fatto di Carla Fracci la regina della danza, fino al gran finale, commovente, dedicato a Giselle; Albrecht/Picone riverso sul pavimento sta per lasciare la vita e Giselle/Fracci lo cerca nell’aria perché evocandolo con la forza dell’amore vuole salvarlo dalla morte. Il fiore bianco che Giselle lascia cadere nelle mani di Albrecht è l’unica certezza che testimonia un amore puro, fuori da ogni regola.Una serata di gala varia e molto articolata che ha spaziato dal repertorio classico della prima parte a quello contemporaneo della seconda. Meravigliosi Sara Sancamillo e Carlo De Martino nella difficoltà iperbolica de La Sylphide (non deve essere stato facile ballare uno dei ruoli-simbolo di Carla Fracci, sapendo che era  dietro le quinte a guardarli), con batterie veloci e salti impervi eseguiti con sicurezza e grande rifinitura da entrambi; Claudia D’Antonio non delude mai le aspettative sorprendendo ogni volta per la maturità con cui tiene la scena e la potenza di una tecnica forte e raffinata ma dimostrando la vera essenza dell’arte nella versatilità con cui ha affrontato la coreografia contemporanea firmata e interpretata dal bravo Edmondo Tucci. Grande eleganza per Annachiara Amirante nei panni di Raymonda che ha ballato in coppia con Alessandro Staiano, prorompente nei salti e nella presenza scenica, perfettamente a loro agio anche nel brano contemporaneo di Gianluca Schiavoni. Impossibile non notare la bellezza di Luisa Ieluzzi, sinuosa e perfetta nei panni della ninfa accanto al fauno meraviglioso di Giuseppe Picone, con salti volanti e intensità espressiva, direttamente dal cuore. Stani Capissi, Ertugrel Gjoni e Danilo Notaro hanno dato una bella prova nella coreografia ironica e vivace di Renato Zanella Alles Walzer come Alessandra Veronetti, prima ballerina del Teatro San Carlo sempre in forma nella coreografia di Michele Merola Quiet noise. Salvatore Manzo, in coppia con Candida Sorrentino ne Le Spectre de la rose, luccica per le linee mozzafiato e i giri da trottola. Un passo più avanti per la completezza tecnica con cui si sono esibiti nel difficile Stars and Stripes di George Balanchine, la coppia americana Tiler Peck e Robert Fairchild che anche nella bellissima coreografia di Christopher Weeldon Mercurial Manoeuvres , fluida e molto ben articolata, hanno brillato di luce propria riscuotendo un notevole successo personale. Il gran finale con Carmina Burana ha concluso con molto entusiasmo da parte del pubblico una serata che resterà nella storia. E proprio per questo, è stata imperdonabile l’assenza dell’orchestra, soprattutto in un gala dedicato a Carla Fracci, divina anche nel ringraziare il ‘suo’ pubblico. Quello napoletano.Elisabetta Testa

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