13 Lug Antonio Desiderio: “La danza è un’arte avviluppante”
Sembra un attore di Hollywood. Occhi verdi, capelli neri, un corpo da gladiatore, Antonio Desiderio (nella foto di Barbara Gallozzi), non sta fermo un attimo. Curioso della vita, amante della musica, ha una passione fortissima per la danza che l’ha portato a cambiare il suo percorso professionale. Laureato in giurisprudenza, con un passato di pianista accompagnatore al ballo, ha deciso di intraprendere un percorso difficile, insolito e affascinante: quello di artist manager nel mondo della danza, lavoro che svolge da sedici anni con successo e soddisfazioni.
Il suo è percorso ricco di esperienze…perché ha deciso di diventare artist manager?
Ho amato la danza fin da bambino, mi ha sempre affascinato, è un’arte avviluppante nella sua totalità. Ho cominciato come pianista accompagnatore per diversi maestri in varie realtà professionali romane e ho avuto la possibilità di studiare la loro psicologia in sala, di capire ciò che un ballerino si deve o non si deve sentir dire…non è facile…quello del danzatore è un lavoro che si basa su equilibri molto sottili e su sensibilità d’animo che vanno rispettate e sono molto importanti. Ho cominciato con Sergio Marocchi, solista e maestro del Teatro dell’Opera di Roma, amico di mio padre, che mi ha permesso di assistere alle lezioni di danza, assorbendone tutti gli elementi: mi spiegava come era costruita una sbarra, come veniva articolata, su cosa agiva, e poi mi ha insegnato i vari stili, il repertorio classico…mi ha dato una serie di nozioni creando in me una forte curiosità. Ho cominciato a comprare dei libri e a studiare seriamente. C’è stato un dualismo sicuramente un po’ particolare tra i miei studi forensi all’università e questa mia passione per la danza e per la musica. Il punto di svolta è arrivato dopo il praticantato forense, quando ho capito che dovevo seguire la mia passione artistica, ho cominciato un percorso da manager nel mondo della lirica e del balletto perché quando qualcosa fa parte di te stesso non ne puoi fare a meno, non puoi tenerlo in un cassetto e usarlo solo quando ti serve, ne hai bisogno ogni momento come l’aria che respiri. Ho seguito il mio istinto e se tornassi indietro lo farei altre cento volte perché il mio lavoro mi ha dato tante soddisfazioni anche se, come tutti, ho avuto anche momenti difficili da superare, soprattutto all’inizio.
Quali sono state le difficoltà?
Le maggiori sono state quelle di far capire di cosa si occupa esattamente questa figura professionale nell’ambito della danza. E’ una figura atipica soprattutto se appartiene ad un soggetto che non ha un passato da ballerino come me. Mi hanno paragonato a Sergei Diaghilev, impresario dei Balletti Russi, ma mi vengono i brividi al pensiero e mi metto in ginocchio davanti ad un esempio così alto però, forse, una persona che non ha mai fatto il ballerino, guarda il mondo della danza da un punto di vista più asettico, più freddo e riesce a svolgere questo lavoro con una maggiore obiettività.
Di che cosa si occupa nello specifico?
Mi occupo di vari artisti, li propongo, sono come un procuratore sportivo che lavora però nell’ambito artistico e quindi fungo da intermediario tra l’artista e i teatri o i festival, sia italiani che stranieri. Dopo sedici anni di esperienza ho tanti contatti nel settore, con i quali c’è una continuità di collaborazione e cerco di spingere, di promuovere al meglio quelli che sono i talenti che fanno parte di questo mondo.
Come individua un talento?
Un soggetto che è nato per fare questo lavoro, maschio o femmina che sia, ha una sua luce che chi riesce ad individuare avverte immediatamente. E’ una luce particolare che va al di là della bellezza estetica, della predisposizione all’arte, delle attitudini particolari che sono comunque visibili all’occhio nudo comune, c’è sempre un qualcosa che ho individuato nei ballerini con cui ho lavorato. Anche all’interno di una sala buia mi accorgerei di questa luce…alcuni poi sono diventati, nel tempo, primi ballerini o étoiles. Il pubblico avverte questa luce, interpretandola come un qualcosa di bello che lo affascina, non spiegandosi precisamente che cosa sia questo ‘bello’. Nell’immaginario comune un ballerino può fare da solo gran parte del lavoro auto gestendosi ma la figura dell’artist manager va a curare tutti quegli aspetti che non riguardano la sfera prettamente artistica. L’artista deve fare l’artista, nel nostro caso il ballerino deve concentrarsi esclusivamente sulla sua crescita professionale, su un lavoro di qualità tecnica-artistica-espressiva. Io mi occupo della gestione contrattuale, organizzativa e contribuisco a renderlo pian piano un divo, un personaggio pubblico riconosciuto. Sono sempre stato convinto, nella mia vita, che ogni cosa che facciamo la possiamo fare lavorando in un team, suddividendo i vari compiti, non posso fare tutto da solo…se abbiamo la consapevolezza di intersecare le nostre competenze e di affidarci ad un’altra persona che sappia gestire le nostre molteplici esigenze al meglio, sicuramente il vantaggio di ognuno di noi è rafforzato e di maggiore livello.
Da quanti anni si occupa del settore danza al Festival di Peccioli?
Collaboro con il maestro Kristian Cellini, che ne ha la direzione artistica, da vari anni. Ho creato delle collaborazioni con numerosi ospiti, quest’anno la danza – e voglio ringraziare la Fondazione di Peccioli per l’arte – ha inaugurato con una serata di gala il Festival 11 lune con una serie di grandi étoiles provenienti da tutto il mondo: Budapest, Amsterdam, Messico, Kiev, Canada…tantissimi nomi importanti, alcuni emergenti, come Francesco Annarumma o Gabriele Rossi, con un passato di ballerino ma anche di attore nelle varie fiction televisive, altri già noti e poi ci fregiamo di avere una coppia di eccellenza, primi ballerini del Balletto Nazionale Canadese: Heather Ogden e Guillaume Coté, stella mondiale della danza, conosciuto in tutto il mondo, presente nei più grandi teatri internazionali e anche in Italia. Ad arricchire questa situazione, grazie a Kristian Cellini che in passato ha danzato con lei nelle note trasmissioni televisive, abbiamo avuto come madrina d’eccezione Lorella Cuccarini.
Quali sono i suoi prossimi progetti?
Ne ho molti in cantiere, dalla presenza in vari concorsi a qualche premio da ritirare poi in agosto tornerò in Cina con la produzione de Il lago dei cigni per una grande competizione a Shangai: sono un giurato rappresentante l’Italia insieme a Sabrina Bosco. Come ogni anno, da sette anni, tornerò all’International Ballet di Miami perché sono un referente europeo del festival e quest’anno porterò una coppia di danzatori del Teatro dell’Opera di Budapest e poi seguirò un gala, alla fine di agosto, a Mantova, che avrà come madrina Polina Semionova. In ottobre ci sarà la ripresa, al Teatro San Carlo, del Sogno di una notte di mezza estate con la coreografia di Paul Chalmer e sarò contento di portare due grandi nomi, uno è Vito Mazzeo e l’altro è Anna Ol dell’Het National Ballet di Amsterdam; a novembre organizzerò la terza edizione del Premio delle Eccellenze della danza di cui sono direttore artistico da tre anni che verrà presentato o al Teatro Politeama di Palermo o a Malta. E siamo arrivati quasi alla fine dell’anno…
Elisabetta Testa
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