22 Lug Luigi Bonino al Teatro San Carlo per “Soirée Petit”
Interprete prediletto di Roland Petit – uno dei grandi coreografi del ‘900 – e per molti anni suo braccio destro, Luigi Bonino da tempo gira il mondo per rimontarne i balletti, con cura e dedizione assoluta. Dopo il successo strepitoso del Corpo di Ballo del Teatro San Carlo – diretto con entusiasmo e determinazione da Giuseppe Picone – in tournée a Granada, il maestro è di nuovo a Napoli per la messa in scena dello spettacolo Soirée Petit in cui saranno presentati tre estratti da balletti celebri e l’attesissimo Pink Floyd Ballet.
Che emozione prova a ritornare a Napoli?
E’ come tornare a casa, adoro questa città! La compagnia è molto bella e con Giuseppe Picone si lavora proprio bene, i ragazzi sono particolarmente concentrati e bravissimi. Sono davvero contento del successo che hanno avuto recentemente nella tournée a Granada, dove purtroppo non sono potuto andare…
Qual è la caratteristica dello stile di Roland Petit, così particolare e riconoscibile?
Il contrasto tra movimenti in dentro e in fuori, la cura dei dettagli, la forza espressiva. Questo spettacolo è eccezionale, pieno di colori, come le tele dei pittori. La prima parte prevede tre estratti dai balletti: Ma Pavlova (Gymnopedie), Proust (ou Les intermittences du coeur) con il Pas de deux “Morel et Saint-Loup ou le combat des anges” e La rose malade (creato nel 1973 per Maya Plisetskaya) con l’Adagietto dalla Quinta Sinfoniadi Mahler, interpretato dall’étoile ospite Maria Eichwald. Ogni passo a due è diverso dall’altro e sono tre pezzi meravigliosi, completamente differenti, naturalmente classici. Poi, nella seconda parte, irromperà sulla scena Pink Floyd Ballet, tutta un’altra situazione…certamente dal forte impatto visivo.
Difficile trasporre in danza un’opera faraonica come la Recherche di Marcel Proust, eppure Roland Petit, genio della narrazione coreografica, sembra esserci riuscito…
Infatti è stato unico, mi raccontò di aver letto tre/quattro volte il libro ma si capisce perfettamente tutta la storia perché è riuscito a coglierne l’essenziale!
Che cosa l’ha legata a Roland Petit per così tanti anni?
Lui non voleva un rapporto padre/figlio, piuttosto eravamo come due fratelli, formavamo una famiglia, anche con la signora Zizi Jeanmaire. La prima cosa che mi ha colpito, quando ancora non lo conoscevo bene, è stata la sua musicalità. Arrivava in sala senza sapere la sequenza dei passi da creare, aspettava la musica e…immediatamente creava i movimenti. Ci sono tanti bravi coreografi che creano cose belle ma in un passo a due d’amore non puoi staccarti dal contesto per fare delle pirouettes o dei giri alla seconda, interrompendo un racconto. Nei balletti di Roland Petit questo non succede mai, lui è la vita…un abbraccio, un bacio, sono veri! Se tocchi una donna è un gesto vero, e questo il pubblico lo percepisce.
Che cosa le manca di lui?
È sempre vicino a me. Ogni volta che rimonto un suo balletto cerco di dare il massimo, esattamente come voleva, ovviamente non mi paragono a lui…mi manca il suo humor, ridevamo molto insieme, mi manca la sua presenza…
Com’è nato Pink Floyd Ballet?
Roland Petit non conosceva la musica, fu la figlia Valentine, nel 1972, a fargliela ascoltare e al debutto del balletto la celebre rock band era in scena a suonare dal vivo. E’ un balletto astratto ma i passi a due, oltre ad alcuni passaggi significativi, hanno una loro storia. C’è molta sensualità nei balletti di Roland Petit e anche un forte senso dell’umorismo, in momenti particolarmente divertenti. A parte la musica meravigliosa, c’è il supporto di luci laser con effetti psichedelici che creano effetti pazzeschi. A Granada mi hanno raccontato che il pubblico non andava più via! Presentare Pink Floyd Ballet al Teatro San Carlo, che è notoriamente un teatro classico, di tradizione, è un contrasto bellissimo.
Che cosa la emoziona nella danza?
I ballerini. Cerco di dare tutta l’esperienza che ho accumulato e quando ritrovo i miei insegnamenti durante lo spettacolo, è un’emozione forte. La danza è la mia vita e Roland Petit con i suoi balletti, pure. Quando i ballerini reagiscono nella maniera giusta mi sento gratificato. Posso aggiungere che soffrivo meno quando ballavo….
Elisabetta Testa
No Comments